2° Seminario "Oltre lo Stile" - Sesto S. Giovanni (MI) - 2017

2° Seminario “Oltre lo Stile” – Sesto S. Giovanni (MI) – 2017

Domenica 7 maggio 2017 presso la palestra dell’Oratorio San Domenico Savio situato in via Molino Tuono 19 a Sesto San Giovanni (MI), Koryukan Milano organizza la seconda edizione del seminario “Oltre lo Stile” per l’introduzione alla pratica del Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu, diretto dal M° Marco Forti responsabile tecnico di Koryu Uchinadi Italia.

Lo stage è aperto a tutti i praticanti di qualsiasi arte marziale (purché regolarmente iscritti ad un Ente di Promozione o altra Organizzazione sportiva) e si articolerà in due sessioni, la prima al mattino dalle 9.00 alle 12.00, la seconda al pomeriggio, dalle 14.00 alle 17.00.

Il costo è di Euro 15,00 per l’intera giornata.

Per info e iscrizioni:
M° Vincenzo La Camera
tel. 338 398 7525
email: info@kenshinkan.club

 


 

– IL PROGRAMMA –

Uke-waza

Uke-waza consiste nell’abilità di proteggere se stessi contro attacchi di tipo percussivo e rappresenta solo una parte dell’intero curriculum del Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu, o più semplicemente KU come viene solitamente chiamato da coloro che studiano e insegnano questa arte.

Mentre uke-waza può essere considerato già di per sé un set di esercizi altamente efficaci, offre anche possibilità applicative di vasta portata contro atti di violenza fisica abituale quando viene utilizzato in sinergia con le altre pratiche che compongono lo studio del KU, quali tecniche di controllo delle articolazioni, intrappolamento degli arti, compressione dei nervi e sensibilizzazione dei punti vulnerabili, soffocamenti e strangolamenti, sbilanciamenti e proiezioni, lotta a terra e sottomissioni, uscite e controtecniche.

Quadrant Drill

Chi studia e insegna Koryu Uchinadi si riferisce spesso alla pratica dell’uke-waza come “Quadrant Drill” (esercizio del quadrante, N.d.T.). Questo a causa del metodo geometrico con cui viene analizzato questo insieme unico di pratiche. Dal punto di vista difensivo, e per ragioni di semplicità, ipotizzando di poter avere il lusso di affrontare il proprio aggressore faccia a faccia, ci si immagina all’interno di un cerchio verticale, diviso da due linee perpendicolari – una orizzontale e l’altra verticale – in modo da evidenziare quattro quadranti.

Colpire con pugni, calci e percosse rappresenta il tipo principale di scenario di aggressione che porta a traumi da corpi contundenti, verificabile più frequentemente in scontri fisici uno contro uno. Studiando quali bersagli anatomici vengono colpiti più di frequente e quali tipologie di attacco vengono comunemente utilizzate, si è meglio preparati a riconoscere l’angolo di entrata e a proteggerci di conseguenza.

Proteggere la linea centrale ed il perimetro

Dal punto di vista difensivo, il quadrant drill pone enfasi sulla protezione della linea centrale e del perimetro esterno del cerchio, mentre si affronta l’aggressore. Oltre al riferimento ai gradi del cerchio, l’angolo di entrata di ogni pugno, calcio o percossa, può essere collegato ai tempi indicati dalle lancette di un orologio. Questo è un concetto particolarmente importante nel quadrant drill, dato che gli angoli di entrata sono basati interamente sulla posizione e sulla direzione. Ad esempio, un pugno scagliato selvaggiamente verso il vostro viso che viaggi verso il bersaglio su una traiettoria semicircolare da sinistra a destra ha un angolo approssimativo di novanta gradi. In alternativa posso esprimere lo stesso attacco dicendo che equivale alle ore nove. Le sei indicano la direzione di un calcio ai testicoli, le dodici quella di un colpo verticale discendente dall’alto, le tre individuano l’arrivo di un colpo circolare orizzontale portato con il braccio sinistro dell’aggressore e così via.

el quadrant drill vengono riprodotti metodicamente diciassette tra gli attacchi più feroci, in cui pugni, calci, gomitate, ginocchiate e testate vengono utilizzati come principali strumenti di impatto in uno scenario di autodifesa uno contro uno. Utilizzando una dozzina circa di differenti metodi di proteggere le sette parti del corpo maggiormente vulnerabili (testa, viso, mandibola, testicoli, stomaco, petto e gambe) si contano in totale ventinove attacchi nell’intero esercizio. Gli attacchi spaziano dal diretto sinistro (jab) al diretto destro (cross), dai pugni circolari (ganci) ai montanti, dal colpo a punteruolo dall’alto al manrovescio, dalle gomitate e ginocchiate alle testate e ai più comuni tipi di calcio utilizzati negli attacchi da strada.

«Una volta eliminato l’impossibile ciò che rimane,
per quanto improbabile, dev’essere la verità!» – Sir Arthur Conan Doyle

Gli atti di violenza fisica abituale rappresentavano, alle origini di quest’arte, le premesse contestuali originarie contro le quali tutte le abilità fondamentali del combattimento venivano testate e verificate. Ricreando metodicamente questi violenti scenari di attacco, che minacciano la nostra sicurezza, possiamo scoprire, comprendere ed utilizzare i modelli applicativi tramandati attraverso i kata. Per quanto possa apparire ironico questo elemento catalizzatore è stato largamente dimenticato nell’interpretazione moderna del karate. Tuttavia, è proprio questo meccanismo ovvio ed indispensabile che rende il tutto funzionale.

Allenati come devi combattere perché combatterai come ti sei allenato

Diverrà in seguito necessario incrementare l’intensità della pratica ma solo dopo aver raggiunto familiarità e fiducia con gli scenari di attacco e risposta predeterminati. Questo consiglio, naturalmente, si applica a tutte le pratiche a due persone del Koryu Uchinadi. Effettuando uno spostamento – prima graduale e poi esponenziale – dal metodo di apprendimento a resistenza passiva fino alla massima resistenza aggressiva, supportata da urla, spinte e linguaggio volgare, cosa che esemplifica in modo molto vicino l’intensità e le condizioni di uno scontro violento e realistico, si viene posti in grado di raggiungere le necessarie abilità funzionali. Infatti, non è eufemistico affermare che senza questo ingrediente dinamico la prestanza fisica e la competenza difensiva non possono essere raggiunte. Per quanto possa sembrare difficile, e senza poter escludere l’elemento pericolo, è un percorso che forma la base del nostro processo di apprendimento nel Koryu Uchinadi ed è indiscutibilmente ottenibile, per questo è necessario continuare ad allenarsi.

Azione e reazione

Il quadrant drill – riproducendo il collegamento tra la ricezione di un attacco, la relativa risposta ed il controllo dell’aggressore – fornisce un’eccellente opportunità per comprendere la distanza spaziale in cui si verificano generalmente gli attacchi percussivi. Anche se la velocità di azione di molti attacchi a mano vuota è normalmente maggiore di quella corrispondente alla reazione difensiva provocata, il difensore può rispondere efficacemente se e quando si trova di fronte all’aggressore nel momento dell’attacco. Per questo è vitale mantenere l’aggressore davanti e la guardia alta per tutto il tempo dato che ogni attacco, sia esso indirizzato alla linea centrale o ai bersagli sul perimetro, deve prima percorrere la distanza spaziale che separa i due contendenti. È questa distanza spaziale che fornisce l’opportunità per poter rispondere appropriatamente all’attacco e non esiste miglior meccanismo di quello rappresentato dal quadrant drill per affinare queste abilità.

Avendo ricevuto la mia buona dose di critiche negli anni, e apparentemente proprio da coloro che a malapena capiscono cosa rappresenti il Koryu Uchinadi, devo dire che la cosa che trovo più divertente è vedere i miei detrattori che mi criticano per aver fatto esattamente la stessa cosa che hanno fatto quei pionieri dell’arte che loro riveriscono! Non è stupido criticare una persona ed onorarne un’altra per lo stesso motivo? Ricollegando questi atteggiamenti alla ristrettezza mentale così diffusa oggi all’interno della nostra tradizione, mi viene in mente la tipica mentalità da pugno opposto, non mi sorprende che i karateka possano lavorare solo con chiodi dato che l’unico attrezzo nella loro cassetta è un martello! Come conseguenza immediata di questa mentalità, in particolare quando il pugno opposto viene proposto come lo strumento delle meraviglie, ci si può chiedere come si possa pensare che queste persone siano in grado di utilizzare qualsiasi altra cosa che non sia un martello? Non è meglio avere tutti gli attrezzi nella nostra cassetta e non doverli utilizzare piuttosto che non avere proprio quello di cui un giorno potremmo aver bisogno?

Uke-waza: i quattro livelli

Livello 1 – ricevere

Al primo livello dell’uke-waza, tori (l’aggressore) attacca uke (il ricevente) con un totale di ventinove attacchi individuali.

Uke si limita a ricevere in maniera soddisfacente i colpi proteggendosi, senza contrattaccare. Lo scopo del primo livello è semplicemente quello di prendere dimestichezza con i vari attacchi, comprendere il posizionamento del corpo, la distanza spaziale e l’angolo di entrata, e nel contempo fornire una ricezione difensiva adeguata ad ogni colpo. In tutta la sequenza tori e uke usano solo resistenza passiva per acquisire fiducia e allo stesso tempo contribuire alla creazione di un ambiente sicuro di apprendimento.

Livello 2 – ricevere e rispondere

Utilizzando le stesse tecniche di ricezione contro i ventinove attacchi, il livello 2 introduce uke ad un insieme pratico di contrattacchi predeterminati, nello sforzo di continuare a costruire e rafforzare l’efficacia del quadrant drill. Come ogni altro esercizio a due persone del Koryu Uchinadi, le pratiche di risposta rappresentano una sezione incrociata delle reazioni più pratiche nelle specifiche circostanze comuni. In nessun modo, tuttavia, queste risposte predeterminate devono essere considerate come scelta univoca ma piuttosto comprese come concetti intercambiabili, in grado di rafforzare la funzionalità complessiva di questo meccanismo pratico.

La verità è che ci sono molti modi utilizzabili per rispondere a questi atti di violenza fisica. Detto questo, una verità che dovrebbe essere ampiamente accettata, ci ricorda che “ciascuno di noi è un individuo suscettibile di reagire in modo diverso in circostanze caotiche”. A questo scopo, le pratiche esemplificate nel livello 2 forniscono alcuni tra i contrattacchi più funzionali utilizzabili.

Livello 3 – il muro

Continuando ad esplorare le variazioni su questo tema comune, con il livello 3 uke si trova a dover gestire efficacemente la ricezione di attacchi percussivi mentre viene afferrato, controllato e spinto contro un muro.

Ancora una volta è solo grazie a queste premesse contestuali realistiche di violenza fisica che le forme classiche di ricezione, presenti nei kata tradizionali del karate di Okinawa, vengono testate e verificate come efficaci.

Livello 4 – a terra

Il livello 4 del quadrant drill propone metodi efficaci per ricevere attacchi percussivi mentre ci si trova a terra con l’aggressore posizionato sopra il ricevente. Il posto peggiore in assoluto dove trovarsi in situazione di autodifesa è al suolo e quasi sempre nelle tradizioni basate sul combattimento ad impatto percussivo si fa di tutto per evitare di finirci. Tuttavia, se e quando ci si dovesse trovare in quella situazione, è vitale prendere l’immediato controllo della situazione ed è a questo punto che le pratiche esemplificate nel livello 4 rivelano il loro vero valore. Dubito che qualcuno possa obiettare che abbia senso essere ben preparati e non dover mai utilizzare questo tipo di abilità piuttosto che doversi un giorno trovare a terra con la possibilità di mantenere la propria incolumità lasciata al puro caso!
Il livello 4, configurando un aspetto dimenticato dell’arte delle origini, rappresenta un componente indispensabile del meccanismo di difesa complessivo caratteristico del metodo Koryu Uchinadi.

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